mercoledì 29 maggio 2019

Lo stato della scuola

Settembre 2008
Zero in condotta in tempo reale
di Orazio Converso


All'inizio di settembre con Azzeramento, nel solito linguaggio truculento che utilizza i termini crudi della matematica ordinaria per farsi forza, lo Stato di Cose Esistente (raramente di individui, giammai di persone, sembra) indica le selezioni scolastiche preliminari per il reclutamento degli studenti. La macchina è già in moto, le scelte dei ragazzi sono abbozzate e attendono soltanto di essere misurate. Un moto di corpi vorticoso si agita intorno alle caselle vuote da riempire, per passare alla fase successiva, dopo i test, quella che rimanda sempre ad una più alta e precisa, implacabile e giusta. Proprio quella che desideriamo dai pareggiatori di turno, una fase finale, certa. Il plenipotenziario per l'Istruzione l'Università e la Ricerca (sic) parte da lontano perchè l'operazione questa volta sia radicale e definitiva, dal Maestro Unico delle scuole elementari al Presidente Raro, esempio di padre nobile della nazione, o almeno della nazionale. Intanto “la terra muta e attonita / alla ricomparsa dell'Uom Fatale” sonnecchia e sogna, gnagne e fotte, presa da ben altre urgenze in un disperato azzeramento della condizione individuale in quella collettiva della globalizzazione, invece che nella sua possibile risoluzione nei grandi numeri. Lo zero a zero, lo zero virgola, lo zero assoluto, l'uguale a zero, lo zero spaccato, lo stesso zero in condotta, tutti gli zeri della cucina che articolano il computo finiscono però con il riportare confusione e disorientamento nel campo appena fermato del conformismo e dell'ordine, quindi meglio soprassedere, chiudere i conti, rincantucciarsi.

Lo stato della scuola non promette altro, se non una classifica, un computo-metrico. Tanto basta alla macchina, ci si occupi dei corpi in altro luogo. Si vive sempre altrove, del resto, in un mondo novo che riusciamo a intravedere e a disegnare da noi stessi. Può sembrare questo, il lusso dell'esistenza, cosa secondaria e terziaria, opzione ulteriore, non priorità assoluta dell'essere umani: attenzione! così i ragazzi finiscono con il pensare che quel che loro sentono vivo prendere forma nelle altalene dei giorni, questo sia solo una sinecura individuale dovuta al capriccio dell'esistenza – cosa che sappiamo pur sempre vera! - e che non ci sia visione possibile, idea da condividere che vada oltre lo stato di cose esistente.
Il poeta che ama le misure sopra ogni cosa, che vive nelle cose da fare, finisce con il darci prezioso un sottoprodotto come navigatore, il quadro dei versi, la tabella la matrice il foglio elettronico, senza curarsi d'altro che di andare verso ciò che non sa, che non capisce, come unica risorsa. Non lascia mai nulla di sè al vicino, ma lo porta il più lontano possibile, dove può spingersi lo sguardo. Alla scuola dei poeti s'impara sicuramente, e si dimentica, il corpo vive dolentemente “mi svegliavo sorridente, ma stanco / non avevo requie..”, la mente estesa si espande, le cose riprendono e i nostri pensieri prendono forma per altro.

[per evocare un contesto adeguato al discorso tenuto qui sopra, dal sito del programma televisivo "Mediamente", dedicato alle nuove tecnologie della comunicazione, riprendiamo dall' intervista a Jean Baudrillard - Parigi, 11 febbraio 1999 “.. alla fine del XX secolo, siamo impegnatissimi a tentare di recuperare tutta la storia del Novecento, di comprendere cosa ne sia stato, e regolare i conti sospesi, fare un bilancio. In effetti non ci si riesce, si cerca di resuscitare tutto ma senza successo, poiche' ormai non siamo piu' nel tempo storico ma in una diversa dimensione temporale: quella del tempo reale, e il tempo reale e' privo di coordinate, per cosi' dire. E dunque probabilmente non e' l'unico, puo' non essere il modello definitivo, e saremo noi a stabilirlo, ma in ogni caso esso rappresenta comunque una rottura del senso del tempo, questo e' certo. “]

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